Dio è morto

La notizia arriva all'improvviso, un colpo a tradimento. Stanno per scoccare le diciotto (ora italiana) del 25 novembre 2020: stavolta non c'è niente da fare. Non è una delle sue tante crisi, dalle quali, non si sa come, era sempre uscito vivo: il bell'anatroccolo è immobile, il suo cuore che aveva sopportato infinite gioie e altrettanti dolori, si è fermato per sempre.

Diego è stato innalzato, ma anche schiacciato da quella perfezione, di calcio e d'estro, che aveva fin da bambino. Quante volte ho letto sul suo volto l'insofferenza per l'assedio di una folla che lui amava (e che l'amava) profondamente, ma in quanto folla, sia pur involontariamente, lo soffocava.

Come restare all'altezza di ciò che era stato? Impossibile, specie per lui che non si era arreso e aveva sempre continuato a palleggiare, per tutta la sua esistenza, una giostra impazzita da cui non era mai sceso, anche se aveva rischiato mille volte d'esser disarcionato.

Ormai la vita, per com'era diventata, per come lui stesso l'aveva fatta rotolare, era un peso troppo grande. Zoppicava, era stanco e non riusciva più a perdersi né a ripulirsi.

Ostaggio del suo dolore, senza un amore vicino, si è lasciato andare, e, pur pesante e zoppicante com'era, ha raccolto le forze per scartare la folla, la vecchiaia, la solitudine e i falsi amici.

Ha dribblato tutto, anche la vita.

Federico Gallo

 



Gli dei non muoiono, non scompaiono con il corpo. E anche il più umano degli dei dell’ultimo secolo, Diego Armando Maradona, resterà nell’immaginario dei posteri con la sua grandezza, sportiva e artistica.

Il libro Più forte della vita (Nova Delphi Libri, 2018) lo ringrazia per aver fatto innamorare i suoi autori dell’umanità insita in quel banale gioco che è il calcio, capace di portare ai suoi estremi la generosità, la creatività e allo stesso la crudeltà.

Diego appare nel libro in più capitoli, in quelli dedicati ai mondiali del 1994 e del 1986, con il “tango dagli 11 tocchi” che creano il gol del secolo ma soprattutto ne resta ispiratore trasversale.

In particolare racconta una delle tante prestazioni clamorose dimenticate e l’ingiustizia subita. Siamo in Argentina nell’ultima amichevole pre-mondiale del 1978, Diego è un giovane di non ancora 18 anni, già osannato dalla gente e leader della nazionale under 20 ma non integrato nel gruppo della nazionale che i militari vogliono campioni del mondo per oscurare la dittatura e le atrocità perpetrate verso gli oppositori politici. In commissario tecnico Menotti deve scegliere i 23 da selezionare, l’avversario è il Chacarita. Maradona, il più giovane del gruppo, incanta e dimostra di essere il più dotato tra i campioni argentini, mette a segno 3 gol e l’ultimo di questi lascia i pochi osservatori senza parole: “Diego dribbla quattro giocatori, incluso il portiere, un difensore sopraggiunge in velocità, lui si ferma, blocca il pallone, lascia passare il difensore, si sposta leggermente indietro e mette la palla comodamente in rete”.  Menotti misteriosamente non sceglie Diego tra i 23 convocati. I suoi compagni vinceranno quel campionato che però rimarrà nella storia come il mundial della vergogna, che ignorò le torture, gli assassini, le desapariciones forzate eseguite dagli stessi organizzatori della manifestazione sportiva. Maradona eviterà così di essere ricordato in quella pagina infame legata al calcio. Resterà l’amarezza degli amanti dello sport che non riuscirono a vederlo sul campo da gioco, ancora bambino, nella sua Argentina.

Diego riscatterà la sua gente con l’appoggio che diede gli anni seguenti, ormai famoso, alle Madres e alle Abuelas di Plaza de mayo, le stesse madri e nonne degli scomparsi, uccisi e torturati dai militari del mondiale del 1978. Fino al supporto pubblico, con eco internazionale, che arrivò nel 2010 in Sudafrica, quando il Maradona selezionatore della sua nazionale si fece fotografare abbracciato ad Estela De Carlotto, la storica leader delle Abuelas, per appoggiarne la candidatura al Nobel per la Pace.

Gli sguardi di Diego nelle foto con Estela esprimo gioia e umanità sinceri, sono quelli di un ragazzino innamorato di un gioco e della gente, più forte delle crudeltà e dei tradimenti della vita, più forte della morte, come il più umano degli dei.

Gianni Tarquini

 

il link all'articolo di Gallo dedicato a Maradona nel febbraio 2018:

https://scalciatori.blogspot.com/2018/02/dio-esiste.html

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