"Tutti i giocatori dovrebbero denunciare le ingiustizie del pianeta". Seconda parte dell'intervista a Pablo Llonto.
Continua l'intervista a Llonto e ci soffermiamo su quella beffarda partita con il Perù, il Perù sconfitto per 6-0 dall’Argentina – che così conquistò la finale –, avrebbe potuto cambiare l’esito del campionato?
“Lo credo
molto improbabile: la squadra peruviana era di molto inferiore all’Argentina,
era già matematicamente eliminata e i giocatori erano in lite tra di loro.”
Però su quella partita molti hanno gettato ombre e dubbi.
Recentemente José Velázquez ha fatto il nome del portiere “argentino”,
nazionalizzato dal Perù, Ramón Quiroga, che
avrebbe favorito la squadra albiceleste…
“Non esistono prove che permettano di
affermare che la nazionale peruviana vendette la partita. Ci sono solamente
degli indizi, molto leggeri, e ogni volta che un giocatore di quel Perù parla
di partita venduta dopo poco rettifica la sua dichiarazione e nega le ‘rivelazioni’
fatte.”
Henry Kissinger, segretario di stato
statunitense, era sulle tribune accanto a Videla e fu presente ai
festeggiamenti organizzati dal regime. Secondo il tuo parere perché non ebbe
remore a mostrare la sua prossimità alla dittatura argentina?
“Kissinger fu il principale appoggio statunitense
alla dittatura e ai suoi crimini e per di più era un appassionato di calcio. La
sua presenza ai Mondiali del 1978, invitato dalla FIFA, rappresentava un
sostegno a Videla e al Presidente della FIFA, il brasiliano João Havelange.”
Come argentino, come appassionato di calcio e
tifoso, rinunceresti a quel Mondiale vinto dalla tua Argentina?
“A mio parere l’AFA (la federazione calcistica
argentina) dovrebbe procedere alla restituzione della Coppa del 1978 alla FIFA
e chiedere che la stessa sia nuovamente consegnata agli argentini dal
Presidente della FIFA e non – come accadde – dalle mani del genocida Videla.”
L’Europa ha una lunga storia fatta di violenza,
guerre e abusi terribili. Però anche l’Argentina è andata costruendo la sua
storia su una serie di colpi di stato, uccisioni, violazioni dei diritti umani
di argentini verso altri argentini. Perché secondo te?
“La storia dell’Argentina non è diversa dalla
storia di qualsiasi altro paese del pianeta; non si tratta di argentini che
uccidono altri argentini ma di essere umani che uccidono altri essere umani.”
Sì, proprio a proposito di diritti umani, di
memoria e giustizia bisogna ammettere che l’Argentina, negli ultimi anni, ha
fatto passi da gigante ed è stata un esempio per il mondo su come affrontare un
passato triste e tragico senza rinunciare alla giustizia come hanno fatto altri
paesi. Ora con il governo Macri si corre il rischio di perdere molto di quanto
conquistato?
“I processi ai genocidi continuano nonostante
Mauricio Macri e sarà così finché la maggioranza degli argentini appoggeranno
questa causa, cosa che credo stia avvenendo anche in questo momento.”
Come giudichi il fatto le classi sociali più elevate, o per
lo meno i suoi rappresentanti, non si pongano il problema di ottenere giustizia
per gli abusi del periodo dittatoriale?
“Le classi più ricche non hanno mai
dato un reale appoggio, in nessuna parte del pianeta, alla richiesta di giustizia
verso chi ha rappresentato il suo braccio armato.”
Oggi il Mondiale di calcio del 1978 viene anche ricordato
come il Mondiale della corruzione, della vergogna. In parte grazie al tuo
lavoro. Gli altri mondiali possono dirsi esenti da vergogna e corruzione?
“È molto difficile trovare un campionato del
tutto pulito. Principalmente per la quantità di denaro che si muove intorno
alla sua organizzazione. Per quanto riguarda i prossimi dipenderà molto dall’attenzione
che il giornalismo investigativo rivolgerà verso l’organizzazione e i suoi
patrocinanti e anche dalla possibilità che la FIFA venga finalmente gestita da
dirigenti onesti e umili.”
Quali furono i calciatori più rappresentativi del
Mundial argentino? Tecnicamente e umanamente.
“René Houseman, scomparso prematuramente da pochi
mesi, era di quel mondiale il personaggio umanamente più rappresentativo,
insieme ad alcuni dei giocatori dell’Olanda che si rifiutarono di partecipare
alla buffonata della premiazione finale. Il peruviano Teofilo Cubillas fu uno
dei migliori tecnicamente insieme a Mario Alberto Kempes.”
L’azione violenta del Regime era ben nascosta ma l’opinione
pubblica, d’altro canto, percepiva quello che stava accadendo…
“Sì, gran parte dei fatti che riguardavano il terrorismo di
stato furono ben occultati dai mezzi di comunicazione e dai giornalisti che
occupavano i posti chiave nelle tv e nelle radio. Un’altra parte rilevante dei
fatti, come i sequestri che avvenivano in pieno giorno, furono consentiti da
una società alla quale i militari e i loro comunicatori avevano fatto credere
che qualsiasi metodo di eliminazione dei sovversivi fosse valido e che questi
ultimi dovevano essere sterminati.”
E la chiesa “ufficiale”, come si poneva?
“La Chiesa cattolica compì un ruolo molto
simile a quello dei mezzi di comunicazione, soprattutto per bocca delle sue
principali gerarchie. In realtà in quegli anni questo non veniva percepito come
complicità perché non avevamo idea della dimensione dello sterminio in corso, e
perché non potevamo pensare che la Chiesa fosse a conoscenza dei campi di
concentramento, dei voli della morte, delle sparizioni forzate e delle migliaia
di assassinii. Nelle scuole, nelle facoltà e nei centri religiosi gestiti dalla
Chiesa si ripeteva che le denunce di violazione dei diritti umani erano
un’invenzione o propaganda comunista.”
L’adesione al regime comunque esisteva e l’opposizione era
bloccata dalla paura…
“Nel momento in cui si produsse il
golpe quasi non esisteva opposizione all’arrivo dei militari al potere. Il
marciume del governo di Isabela Perón
portò gli stessi peronisti che la sostenevano e i radicali a non opporsi o a
giustificare il golpe con spiegazioni contraddittorie. La debole opposizione ai
militari venne solo dai settori della sinistra radicale.”
Hai già accennato alla remissività con cui si mosse il
giornalismo, in particolare la stampa venne minacciata? Era corrotta?
“Il giornalismo argentino giocò un
ruolo tra i peggiori che si possano ricordare nella storia dell’umanità: man
mano che passavano i mesi e le violazioni erano sempre più evidenti, non fecero
nulla, non investigarono sugli episodi di tortura, morte, desaparición. Alcune eccezioni vennero da giornalisti stranieri,
messicani o europei, che ascoltarono e pubblicarono le denunce dei familiari
degli scomparsi. In Argentina le eccezioni vennero dalla stampa militante, come
l’Agenzia Clandestina di Notizie (ANCLA). Poca cosa.”
Nel tuo libro i giocatori non sono tra i più colpevoli, non
sapere quello che accadeva era probabilmente la loro reale condizione. Però
dichiarazioni come quelle di Daniel Passarella molti anni dopo (“Se avessi
saputo quello che stava accadendo nel mio paese anche io non avrei indossato la
maglietta della nazionale”), ti sembrano credibili?
“Credo di sì, credo che Passarella sia
sincero. Se avesse conosciuto quello che accadeva, ascoltato le testimonianze
dei sopravvissuti dei centri di detenzione, se queste cose fossero state
pubblicate o mostrate in tv, come mille altri argentini dobbiamo supporre che
non avrebbe accettato quella realtà, così come non avrebbe sorriso e stretto la
mano a Videla.”
Allo stesso modo, se fosse stato seguito l’esempio di
Carrascosa – lasciare la nazionale alla vigilia della manifestazione – ci
sarebbero state conseguenze? Il mondo del calcio avrebbe potuto fare qualcosa
contro la dittatura?
“Il mondo del calcio argentino avrebbe
potuto fare di più, soprattutto dopo la guerra delle Malvinas. Sarebbe stata
necessaria una coscienza politica che in quel momento non aveva. Carrascosa era
il capitano e lo sarebbe stato nel Mundial, rinunciò perché stanco dei movimenti
oscuri dello sport, e ha dichiarato, con molta onestà, che il suo gesto non
ebbe nulla anche vedere con il contesto di morte e sparizioni di quel periodo.
Il suo comportamento fu di grande dignità personale, non una protesta contro la
dittatura. Gli unici gesti contro la dittatura vennero da calciatori stranieri
come Paul Breitner della Germania e alcuni giornalisti sportivi europei.”
Capovolgendo l’argomentazione: la vittoria dell’Argentina
quanto ha aiutato Videla e la dittatura?
“Il trionfo dell’Argentina rappresentò
un gran sollievo per la dittatura che ottenne che il popolo giungesse alla
conclusione che il paese meritasse quella vittoria, nonostante ci fosse chi
parlava male dell’Argentina. La buona immagine dei militari crebbe, tanto che
Reynaldo Bignone (dittatore del paese tra il 1982 e il 1983), qualche anno dopo
dichiarò che avevano fatto un errore, che subito dopo i Mondiali avrebbero
dovuto convocare elezioni perché le avrebbero sicuramente stravinte.”
Più in generale ancora oggi il mondo del calcio, con i milioni
di appassionati e la forza mediatica che possiede, potrebbe fare qualcosa in
più per migliorare questo mondo, contro guerre, ingiustizie, violazione di
diritti umani?
“Sì, certamente. Il mondo del calcio
possiede un potenziale di arrivo alla maggioranza della popolazione che nessun’altra
attività umana può vantare. Per esempio, se tutti i calciatori di un mundial si
mettessero d’accordo nel ripudiare un atto di barbarie, o nel condannare un
aguzzino, molto probabilmente questo messaggio arriverebbe con molta maggior
efficacia alla gente rispetto a mesi e mesi di articoli e commenti sul tema.”
Però il mondo del calcio è sempre più dominato
dai soldi, dagli affari e sono pochi i calciatori che sono coscienti di poter
pensare oltre i loro piedi… quest’ultima domanda sembrerà anacronistica ma
siamo alla vigilia di un campionato del mondo, potrebbe essere questa l’occasione
per denunciare alcune delle molte ingiustizie che ancora oggi affliggono il
pianeta?
“Tutti i
giocatori con maggior fama mondiale potrebbero denunciare le ingiustizie del
pianeta. Però, come dite anche voi, dipende dal loro livello di coscienza e
impegno e in più dovrebbero spingersi contro le proibizioni di questa macchina
del silenzio che è la FIFA, che, per esempio, nel suo statuto proibisce ai
protagonisti di un mundial di aderire o partecipare a manifestazioni politiche.
La maggioranza dei calciatori accetta o tollera la mano da censore della FIFA.
Due esempi contro queste proibizioni furono gli atti degli atleti statunitensi
ai giochi olimpici del 1968 che denunciarono con forza il razzismo nel loro
paese e la decisione di Diego Armando Maradona di appoggiare la lotta delle
Abuelas de Plaza de Mayo (le nonne di Plaza de Mayo) nel corso dei mondiali di
Sudafrica 2010.”
Un'ultima domanda: quali
sono le tue squadre favorite per questi Mondiali in Russia?
“Le mie favorite sono Argentina e Brasile.”
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