Campioni del Mondo! L'Italia trionfa nel Mondiale per pazienti psichiatrici
Se l’Italia di Ventura non è
riuscita neanche a qualificarsi ai mondiali di Russia 2018, ce n’è un’altra che
li ha vinti: è la squadra azzurra allenata dal Ct Enrico Zanchini. Dal 13 al 16
maggio si è tenuta a Roma la Dream World Cup, seconda edizione dei Mondiali di
calcio a 5 dedicati ai pazienti psichiatrici.
Gianni Tarquini con Ruben Carini, capitano dell'Italia campione del mondo |
Alla base un’idea, quella dello psichiatra Santo Rullo che aveva creato la squadra del Gabbiano e iniziato, quindici anni fa, a usare il calcio come strumento terapeutico. A farla crescere e a portare alla creazione di un vero e proprio movimento è stato Matti per il calcio, documentario realizzato nel 2004 da Volfango De Biasi e Francesco Trento, che ha appassionato e fatto conoscere questa storia al mondo. Nel 2015 una psichiatra giapponese contatta Santo Rullo, studia il suo metodo e nel 2016 scatta a Osaka il primo Mondiale di calcio per pazienti psichiatrici: dopo Matti per il calcio è la volta di un altro documentario, Crazy for football, regia di De Biasi, sceneggiatura sua e di Francesco Trento. Uno splendido racconto di un’avventura incredibilmente più grande: stavolta i pazienti indossano le maglie ufficiali dell’Italia e vanno a giocare un Mondiale in Giappone. È un successo: l’Italia arriva terza e Crazy for football vince il David di Donatello come miglior documentario. E così arriviamo a oggi, seconda edizione del Mondiale a Roma, al Palatiziano. L’atmosfera è meravigliosa, passione, cori da stadio e un’Italia sempre più forte. Gli azzurri battono il Perù per 9-8 in una semifinale combattuta e incerta, poi in finale sbaragliano il Cile 17-4 e si aggiudicano la Coppa del Mondo. Il più bel gol del torneo lo sigla, contro l’Ungheria, Mattia Armanni che è anche il capocannoniere del mondiale con 24 reti: aggancio al volo, colpo di ginocchio per superare l’avversario con un “sombrero” e bomba di destro che si insacca all’angolino. È una grande festa del calcio, i giocatori delle nazionali, fino a quel momento avversari, si abbracciano. La gioia degli azzurri è incontenibile. Basta guardare questi ragazzi, questi uomini e scambiarci due parole per capire la portata rivoluzionaria dell’operazione: persone che vivevano nell’isolamento, si sentivano senza uno scopo, sono ora una vicina all’altra, con un obiettivo comune. Anziché con i loro fantasmi ora giocano contro degli avversari veri che dopo il triplice fischio diventano amici. Cristian Maoddi, il fantasista della squadra, un numero 10 “tecnico” che per anni non aveva fatto altro che palleggiare, alla grande ma da solo, ha ribaltato la sua prospettiva: “La gioia più grande – ci racconta – è stare insieme agli altri e al Mondiale abbiamo conosciuto ragazzi di tanti paesi diversi”. Ruben Carini, il capitano, parla con un equilibrio e una maturità sconosciuti a tanti professionisti. I suoi miti? Il Milan e Pirlo. “Quello che mi piace di più – dice – sono i giocatori che hanno visione, la visione di gioco”.
Francesco Trento è stremato, ma
entusiasta: “È stata durissima, non tutti ci hanno aiutato, lo sforzo
organizzativo è stato mostruoso, ma abbiamo realizzato un sogno”. Lo psichiatra
Santo Rullo ci spiega come e perché il calcio può essere l’incredibile chiave
di volta della guarigione. “Intanto si parla un linguaggio comune. Chi ha già
giocato a calcio, anche da piccolo, finisce per rapportarsi agli altri senza
neanche accorgersene e poi c’è la forza del gruppo”. Qualche esempio? “Beh,
sembra una cosa banale ma non lo è. Chi si trascura e magari non si lava,
allenandosi si fa due docce al giorno. E per stare in un gruppo occorre
rispettare delle regole, imparare a saper convivere con gli altri”.
Ma è la dinamica di questo
gioco a renderlo ancora più terapeutico. “Capire dove si trova il compagno e
riuscire a passargli bene la palla: è una vera e propria riabilitazione
neurocognitiva”. C’è una zona particolare del cervello che viene coinvolta? “La
corteccia prefrontale con i suoi neuroni motori che col calcio si riattivano,
si allenano così non solo a capire, ma a intuire, a ‘sentire’ dov’è il compagno
per poterlo trovare e questo porta a cambiare anche fuori dal campo.
A entrare in gioco sono i
neuroni specchio scoperti da due scienziati italiani, Rizzolatti e Gallese.
Sono quei neuroni che ci permettono di entrare in empatia col prossimo,
percepirlo, lui e le sue emozioni”. In particolare è il movimento che li
attiva, l’osservazione del movimento dell’altro.
“Nel calcio a 5 questo avviene
ancora di più: mentre sul campo da undici può accadere che un giocatore ‘si
nasconda’ o resti estraneo, a tratti, dall’azione di gioco, nel calcio a 5 gli
spazi sono stretti, bisogna giocare velocemente e con grande coesione e la
mente è costretta continuamente a ragionare su come e quando passare la palla
al compagno. I pazienti si riabituano a considerare l’altro, a rapportarsi con
lui e non lo fanno per decisione o ragionamento. Semplicemente tornano a far
qualcosa di naturale, che appartiene all’uomo, alla sua mente”. L’approccio del
progetto: è questo che fa tutta la differenza del mondo. “Questo non è un
torneo del ministero della Sanità, i giocatori non hanno lo stigma della pazzia,
ma al contrario vestono le vere divise azzurre. Non ci interessava avere uno
sponsor che magari ci coprisse d’oro: per noi è stato molto più prezioso avere
solo quelle magliette, proprio quelle! La Figc ha creduto nell’idea e così
persone che normalmente hanno addosso un marchio di anormalità, si trovano
cucito sul petto lo stemma dell’Italia”. Da esclusi a protagonisti in una
mossa. Di genio. Il calcio di inizio di questo Mondiale è stato dato il 13
maggio 2018, esattamente nel quarantennale della legge Basaglia, grazie alla
quale l’Italia diede inizio alla dismissione del sistema manicomiale. “Che non
vuol dire negare il problema, ma affrontarlo in modo diverso, evitando l’isolamento,
proiettando i pazienti nella realtà, curarli usando il progresso scientifico,
come quello che ha portato alla scoperta dei neuroni-specchio”. “Da questo
punto di vista – conclude Rullo – l’Italia è più avanti di tanti altri. Basti
pensare che tutte le altre nazioni che hanno partecipato a questi Mondiali,
hanno ancora i manicomi”. La prossima edizione dei mondiali di calcio a 5 per
pazienti psichiatrici si terrà in Perù nel 2020 e c’è un sogno nel cassetto ancora
più grande: organizzare l’edizione successiva, nel 2022 in Qatar, in
contemporanea con i Mondiali di calcio della Fifa.
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