Corradini, Zoff e lo scopone scientifico


Corrado Corradini, classe 1944, ha un passato da giocatore nelle giovanili della Lazio delle quali è poi divenuto tecnico dal 1977 al 1987. Senza dubbio è il più grande allenatore italiano di calcio femminile e ha diretto la nazionale italiana che ha trionfato nel Campionato europeo di categoria under 19 del 2008. Quando pochi giorni fa lo abbiamo incontrato ha esordito sottolineando come l’Italia sia ancora indietro rispetto ad altre nazioni. “Negli Usa il calcio femminile conta più del maschile. Nei college è uno sport sviluppatissimo e le migliori giocatrici non pagano la retta per gli studi, proprio com’è sempre avvenuto per i giovani campioni del basket”. È necessario lavorare con pazienza partendo dalle nuove leve. “Fino a poco tempo fa mancava una scuola in cui le giocatrici potessero iniziare da bambine e questo, un requisito indispensabile per apprendere e lavorare sui fondamentali e diventare, domani, vere campionesse”.
La vittoria agli Europei 2008
Per questo oggi coordina la scuola calcio femminile dell’A.S. Roma, categoria under 12, in cui le allieve più giovani sono della classe 2008, appena dieci anni. Corradini ci regala anche uno splendido ritratto di Dino Zoff del quale è stato “secondo” sulla panchina della Lazio nella stagione 1996-97, quando insieme rilevarono la guida della squadra a stagione in corso dopo la fine dell’avventura con Zeman. Del boemo ha grande stima, “un grande maestro di calcio”, ma gli azzardi offensivi e la scarsa cura della fase difensiva avevano precipitato i biancazzurri negli abissi della parte bassa della classifica di serie A. Corradini ricorda che Luca Marchegiani, grande portiere biancazzurro dell’epoca, gli raccontava di avere incubi ricorrenti in cui si trovava da solo a fronteggiare l’avanzata di tre o quattro avversari mentre i suoi difensori erano saliti in attacco.
Così Zoff lo chiamò per affiancarlo nel tentativo di risollevare la Lazio ed entrambi, con i loro giocatori, furono protagonisti di una straordinaria riscossa che li portò a chiudere il campionato al quarto posto. “Grande squadra quella, con giocatori come Nesta, Chamot, Negro, Favalli e un grande Venturin”. “Ho capito subito che con lui avrei dovuto essere sempre inappuntabile, mi cambiavo due camicie al giorno. Sono stato anche il suo osservatore quando era ct dell’Italia, agli Europei del 2000. Una volta, di ritorno in auto da una partita del Belgio, mi persi a causa delle insegne stradali in fiammingo. Ricordo l’ansia quando arrivai in ritardo e lo trovai che mi aspettava davanti all’albergo”.
Zoff sulla panchina della Lazio
Corradini, oltre ad una grande amicizia, conserva del portierone e tecnico friulano, uno splendido ricordo. “La persona più integerrima di tutto il mondo del calcio: serio, onesto, meticoloso, riconoscente”. Un uomo di molti fatti e poche parole Dino Zoff, così schivo e geloso del suo privato che sembra non averne uno. Sembra il ritratto di un’utopia se pensiamo agli eccessi mediatici e narcisistici del calcio di oggi. “Lavoro, concentrazione, riservatezza, grande carisma. Ricordo ancora con affetto le passeggiate della domenica mattina quando ai tempi della Lazio, ci confrontavamo sulla formazione da schierare”. Gustoso il racconto della prima partita di scopone scientifico in cui nel 1997 gli fece da compagno durante il ritiro (anche se memorabile rimane quella del 1982 che Dino giocò in coppia con Pertini contro Causio e Bearzot). “I nostri rivali erano il team manager Manzini e Copparoni, il preparatore dei portieri della prima squadra”. Corradini ricorda l’apprensione, quasi si trattasse di una finale: “Ogni volta che dovevo calare una carta temevo l’errore e quando sbagliavo mi fulminava con lo sguardo sibilandomi con un sorriso burbero: sei un assassino”. (Federico Gallo)

 


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